Il viaggio di 50 anni della Teoria della Complessità ai limiti della conoscenza

50 anni di Teoria della Complessità ai limiti della conoscenza

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I teorici della complessità si stanno confrontando con il loro problema più enigmatico: la teoria stessa della complessità. ¶ Credito: Tommy Parker/Quanta Magazine

Nella prima settimana del semestre autunnale del 2007, Marco Carmosino si trascinò a una lezione di matematica obbligatoria per tutti gli studenti di informatica presso l’Università del Massachusetts, Amherst. Carmosino, un matricola, stava considerando di abbandonare l’università per dedicarsi alla progettazione di videogiochi. Poi il professore pose una semplice domanda che avrebbe cambiato il corso della sua vita: come sapete che la matematica funziona davvero?

“Questo mi ha fatto sedere dritto e prestare attenzione,” ricorda Carmosino, ora un informatico teorico presso IBM. Si iscrisse a un seminario facoltativo sul lavoro di Kurt Gödel, i cui enigmatici argomenti auto-referenziali hanno per la prima volta messo in luce i limiti del ragionamento matematico e creato le basi per tutti i futuri lavori sui limiti fondamentali della computazione. Era molto da assimilare.

“Non ho capito al 100%,” ha detto Carmosino. “Ma sapevo che volevo farlo.”

Oggi, anche i ricercatori esperti trovano poco comprensibile la questione centrale aperta nella scienza informatica teorica, nota come problema P versus NP. In sostanza, questa domanda chiede se molti problemi computazionali a lungo considerati estremamente difficili possano effettivamente essere risolti facilmente (tramite un trucco segreto che non abbiamo ancora scoperto), o se, come la maggior parte dei ricercatori sospetta, siano veramente difficili. In gioco c’è nient’altro che la natura di ciò che è conoscibile.

Da Quanta Magazine Visualizza l’articolo completo