Dietro il boom dell’IA, un esercito di lavoratori all’estero nelle ‘sweatshop digitali

Boom dell'IA, lavoratori all'estero nelle 'sweatshop digitali'.

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Gran parte del dibattito sull'IA si è finora concentrato sulla sua propensione al pregiudizio e sul potenziale di diventare fuori controllo o essere abusata, ma le aziende che producono tecnologia IA stanno anche tracciando una nuova frontiera nell'utilizzo del lavoro, dicono i ricercatori. ¶ Credito: Martin San Diego / The Washington Post

In una città costiera del sud delle Filippine, migliaia di giovani lavoratori si collegano online ogni giorno per supportare il fiorente business dell’intelligenza artificiale.

In fatiscenti caffè Internet, uffici stracolmi o a casa, annotano le masse di dati di cui le aziende americane hanno bisogno per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale. I lavoratori distinguono i pedoni dalle palme nei video utilizzati per sviluppare gli algoritmi per la guida automatica; etichettano le immagini in modo che l’IA possa generare rappresentazioni di politici e celebrità; modificano porzioni di testo per garantire che i modelli di linguaggio come ChatGPT non producano sciocchezze.

Più di 2 milioni di persone nelle Filippine svolgono questo tipo di “lavoro di folla”, secondo stime informali governative, come parte del vasto sottobosco dell’IA. Mentre l’IA viene spesso considerata come apprendimento automatico senza intervento umano, la tecnologia si basa effettivamente sugli sforzi intensivi di una forza lavoro distribuita in gran parte del Sud del mondo e spesso soggetta a sfruttamento.

I modelli matematici che sostengono gli strumenti dell’IA diventano più intelligenti analizzando grandi set di dati, che devono essere accurati, precisi e leggibili per essere utili. Dati di bassa qualità producono IA di bassa qualità. Quindi, clic dopo clic, un esercito in gran parte non regolamentato di esseri umani sta trasformando i dati grezzi in materiale di alimentazione per l’IA.

Nelle Filippine, una delle più grandi destinazioni per il lavoro digitale esternalizzato nel mondo, ex dipendenti dicono che almeno 10.000 di questi lavoratori svolgono questa attività su una piattaforma chiamata Remotasks, di proprietà della start-up di San Francisco Scale AI, valutata 7 miliardi di dollari.

Dal The Washington Post Visualizza l’articolo completo